Galperti amaro: «Basta In Italia non investo più» - Cronaca, Morbegno

2022-08-13 07:18:12 By : Ms. Kris Lee

In Italia non investo più»

L’imprenditore a capo della multinazionale lariana si dice sconfitto dalla «burocrazia cavillosa»

Archiviata la possibilità di sviluppo per i sei stabilimenti italiani tra i quali quello di Cercino

Arriva il momento in cui uno dice: “ basta, mi fermo perché oltre non si può andare”. Quel momento è arrivato per Roberto Galperti che guida l’omonimo gruppo dell’Alto lago e che ha deciso di non investire più un euro in Italia.

Basta. Sembra l’urlo liberatorio di chi per troppi anni e per troppe volte si è trovato nel fitto intrico della foresta burocratica senza sapere come e quando potrà uscirne. «Qui sembra ci siano solo doveri - sbotta l’imprenditore - con diciassette enti che possono verificare, in qualsiasi momento e a loro discrezione, se quegli obblighi li rispetti, con ventimila leggi non sempre chiare e certe. Come puoi competere con americani, indiani, cinesi e coreani in queste condizioni?».

Uno squilibrio competitivo, un’inefficienza del sistema paese che si sintetizza in due numeri: a Dervio, per ottenere i permessi ad allargare lo stabilimento su un’area industriale, non sono bastati (ad oggi) quattro anni per tutti i nulla osta, mentre «negli Stati Uniti - racconta Galperti - in Medio Oriente e in Malesia ho ottenuto tutte le autorizzazioni in tre mesi, rispettando volumi e normative in materia di ambiente e sicurezza».

Quindi, basta. Che non significa - tiene a specificare Galperti - che parte la delocalizzazione, che chiude le fabbriche, butta le chiavi nel lago e trasferisce tutto all’estero. No, la Galperti continuerà ad essere attiva nell’Alto lago dove è nata nel 1921come azienda produttrice di piccoli attrezzi agricoli e di materiale forgiato per le ferrovie. No, la Galperti resta: «La mia intenzione - spiega l’imprenditore - non è di andare via, ma se voglio crescere con nuovi investimenti dovrò farlo altrove. Gli stabilimenti di Dervio, Colico, Gera Lario e Cercino resteranno, ma senza più nuovi investimenti e nuove assunzioni, e quindi dureranno sino alla loro morte naturale. Se vuoi restare sul mercato mondiale - spiega Galperti - e se vuoi competere con altri produttori a livello internazionale, devi investire altrove dove pure non ti regalano niente ma rispettano l’impresa e l’imprenditore».

Il gruppo Galperti ha sei stabilimenti (due a Dervio, due a Colico, uno a Gera Lario e uno Cercino), una fabbrica in Texas, una negli Emirati Arabi, un’altra in Malesia. In Italia il gruppo occupa 400 persone, per un fatturato di 400 milioni (il 90% va all’estero). Detto in sintesi e oltre i numeri, il gruppo Galperti è una multinazionale tascabile e uno dei leader mondiali nella produzione di flange, valvole, prodotti forgiati per il settore dell’oil and gas (petrolio e idrocarburi). Il gruppo Galperti, con altre quattro imprese dell’area di Colico, costituisce il distretto delle valvole. Una realtà che realizza un fatturato complessivo di quasi 550 milioni - il 90% dei quali realizzati sui mercati esteri. Le aziende occupano 900 persone che, con l’indotto diventano 1300. E’ un mercato in crescita .Le nuove perforazioni sono per la maggior parte “ultra deep”, si fanno cioè nelle profondità di Brasile, Usa, Australia, West Africa, Mare del Nord. Condizioni estreme.

Ma torniamo alla Galperti e facciamo ancora un numero, per spiegare che non si resta ai vertici del mercato stando fermi: dal 2008 il gruppo Galperti ha investito 100 milioni, 80 dei quali in Italia.

Ora però Roberto Galperti si ferma: «Fare investimenti in Italia è ormai diventato impossibile. Qualsiasi cosa faccia, l’imprenditore è sospettato di non voler rispettare le leggi e quindi è potenzialmente considerato un criminale».

Considerazione amara, che esce come uno sfogo da un imprenditore schivo, che ha fatto della riservatezza il suo tratto peculiare.Un imprenditore che si vede poco in giro, «anche perché - fa notare una persona a lui vicina - Galperti è uno che tra un cliente, la visita ad una fabbrica e un altro cliente in un anno si fa 450 ore di volo. E, tanto per dare una misura, in media un pilota di linea se ne fa 480-500».

Galperti termina con un auspicio: «Vorrei che nel nostro Paese gli amministratori pubblici comprendano che l’imprenditore è un soggetto da agevolare nell’interesse della collettività e non un soggetto da ostacolare con una burocrazia lenta e inutilmente cavillosa».

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